(31 marzo 2002)
- È MORTO MARTINO RIZZOTTI
- CROCIFISSI NEI SEGGI ELETTORALI: L’UAAR RICORRE AL TAR
- VERONA: L’UAAR ALLA GIORNATA DELLA MEMORIA
- IL GOVERNO PRESENTA UN DISEGNO DI LEGGE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA
- NOVITÀ IN VISTA PER I FUNERALI CIVILI
1. È MORTO MARTINO RIZZOTTI
Nella notte tra il 24 e 25 marzo 2002 è morto Martino Rizzotti, 55 anni, professore di Biologia all’Università di Padova.
Nel 1996 era stato colpito da un melanoma e da due mesi giaceva in coma profondo.
Nel 1987 ha ideato e fondato l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, unica associazione apertamente e orgogliosamente di atei e agnostici che vogliono rompere l’emarginazione e la congiura del silenzio che colpisce gli 8/9 milioni di essi in un Paese formalmente laico, ma con istituzioni pubbliche ancora profondamente clericali.
Ha guidato con passione, fermezza e - qualche volta - con durezza l’associazione dall’inizio, nonostante i suoi molti impegni, finché l’associazione è riuscita a decollare; negli ultimi anni, quando la malattia gli ha impedito di partecipare direttamente a tutte le attività, si è prodigato con consigli, incoraggiamenti e idee.
Adesso che l’UAAR è una realtà nazionale concreta e in crescita, non possiamo che pensare con gratitudine al nostro primo segretario nazionale, alla coerenza, alla profondità di pensiero e all’entusiasmo con cui l’ha diretta, condividendo con noi il valore di una concezione del mondo laica e rispettosa di tutti. Né possiamo dimenticare, di Martino, il rigore morale e la razionalità che non escludeva capacità di affetti.
2. CROCIFISSI NEI SEGGI ELETTORALI: L’UAAR RICORRE AL TAR
Escalation nella campagna «Scrocifiggiamo l’Italia» lanciata dall’UAAR.
Come noto, con la sentenza 439/2000 la Corte di Cassazione assolse il nostro socio Marcello Montagnana, ritenendo giustificato il suo rifiuto ad assolvere le funzioni di scrutatore: motivato con la possibile, eventuale presenza di simboli religiosi nel seggio elettorale.
Il 15 dicembre 2000 l’UAAR chiese al Ministero dell’Interno di dare attuazione alla sentenza, disponendo per la rimozione dei crocifissi da tutti i seggi elettorali.
Il Ministero rispose il 27 gennaio successivo, sostenendo che «non sussiste un obbligo né un divieto circa l’esposizione del crocifisso negli uffici pubblici in genere».
L’UAAR ha ripetuto la richiesta il 7 febbraio, ed ancora il 10 dicembre: quest’ultima una vera e propria diffida. In assenza di risposte, la nostra associazione ha deciso di andare fino in fondo a questa vera e propria battaglia di libertà, ricorrendo al TAR del Lazio contro il Ministro dell’Interno.
In particolare, nel ricorso l’UAAR chiede «che il TAR dichiari che il Ministro dell’Interno ha il dovere di emanare i provvedimenti di sua competenza per assicurare l’assenza di crocifissi e di qualsiasi altra immagine di carattere religioso nei seggi elettorali; o in via alternativa l’obbligo del Ministro dell’Interno di provvedere sulla istanza dell’UAAR specificata in epigrafe entro il breve termine che gli sarà assegnato».
3. VERONA: L’UAAR ALLA GIORNATA DELLA MEMORIA
Il Comitato studentesco del liceo classico Maffei di Verona ha dedicato l’assemblea d’istituto del mese di marzo alla Giornata della Memoria, piantando un albero d’ulivo nel cortile della scuola quale simbolo di pace ed invitando alcuni esponenti religiosi a parlare. L’invito è stato esteso pure al rappresentante dell’UAAR, in rappresentanza di atei ed agnostici.
Il 20 marzo, dopo la cerimonia dell’ulivo, ed intervallati da breve letture degli studenti, hanno parlato in successione la pastora valdese, il coordinatore del Circolo UAAR di Verona Silvio Manzati, il presidente del circolo Pink Arcigay, il rabbino ed il vescovo. L’intervento uaarrino ha avuto molti riferimenti storici, anche locali, sulle persecuzioni e sulle discriminazioni. Alla fine si è ribadito che lo stato deve essere laico, senza privilegi per nessuna confessione o corrente di pensiero, per garantire la libertà e l’uguaglianza di tutti. L’avvenimento è stato riportato sul quotidiano locale L’Arena.
Ancora un successo, quindi, per l’attivissimo Circolo veronese della nostra associazione.
4. IL GOVERNO PRESENTA UN DISEGNO DI LEGGE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA
Come già ricordato mesi fa (Newsletter numero 11 del 31 ottobre 2001), la regolamentazione del principio costituzionale della libertà religiosa in Italia è ancora affidata ad una legge che risale al 1929, disciplinante solo i «culti ammessi».
Dopo decenni di disinteresse, i mutamenti in corso nel panorama religioso italiano spinsero nel 1997 il Governo Prodi ad elaborare un disegno di legge sulla materia. Il testo, modificato in Commissione, non fu approvato per un soffio nella scorsa legislatura. L’UAAR si fece carico di scrivere a diversi interlocutori, tra cui alcune Commissioni Parlamentari e la Commissione consultiva sulla libertà religiosa istituita presso la Presidenza del Consiglio, avviando una vasta campagna si sensibilizzazione verso le istanze dei non credenti.
All’inizio della nuova legislatura la proposta è stata ripresentata, tale e quale, dall’On. Spini (DS). Il Governo Berlusconi, facendo proprio nei giorni quel testo con modifiche marginali, intende evidentemente imprimere un’accelerazione in vista dell’approvazione del provvedimento.
Il disegno di legge riguarda anche gli atei, in quanto disciplina la «libertà di non credere». Il testo del Governo riconferma la formulazione dell’articolo 2 come fu elaborato in sede di Commissione: «Esercizio del diritto di libertà di coscienza e di religione. La libertà di coscienza e di religione comprende il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa o credenza, in qualsiasi forma individuale o associata, di diffonderla e farne propaganda, di osservare i riti e di esercitare il culto in privato o in pubblico. Comprende inoltre il diritto di mutare religione o credenza o di non averne alcuna. Non possono essere disposte limitazioni alla libertà di coscienza e di religione diverse da quelle previste dagli articoli 18 e 19 della Costituzione».
L’enunciato, già migliorativo rispetto alla primissima versione formulata dal Governo Prodi, che non prevedeva esplicitamente il diritto di «non avere alcuna religione», vede ora riconosciuto tale diritto in forma ancora più diretta nella relazione introduttiva del disegno di legge stesso, come da richiesta UAAR. Scrive infatti il Governo: «L’articolo 2, che si richiama alle prescrizioni contenute nelle ricordate convenzioni internazionali, anche alla luce di atti come la Dichiarazione dell’ONU sulla libertà religiosa del 1981 e l’Atto finale della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Helsinki, 1975), intende specificare, in coerenza con tali prescrizioni, i contenuti principali della libertà di religione e di coscienza, chiarendo che, proprio in conformità al diritto internazionale, le «credenze non religiose» o ateistiche vanno ricondotte, sul piano della loro libera professione e del loro esercizio, alla libertà di coscienza che il disegno di legge si propone di garantire concretamente. E’ noto, infatti, che nelle ricordate convenzioni internazionali il termine «credenza» (negli originali in lingua francese «conviction» e in lingua inglese «belief») si riferisce alle convinzioni non religiose o ateistiche che vengono espressamente ricondotte alle fattispecie garantite dalle disposizioni in materia di libertà fondamentali. Si ricorda anche che nella dichiarazione n. 11, annessa al Trattato di Amsterdam, lo status delle chiese e comunità religiose è esplicitamente parificato a quello delle organizzazioni filosofiche e non confessionali. Viene, inoltre, specificato che tale libertà include il diritto di mutare credenza religiosa, mentre vengono opportunamente richiamati i limiti all’esercizio dei diritti in questione previsti dalla Costituzione (articoli 18 e 19).»
Un notevole successo, insomma, per la campagna di sensibilizzazione condotta dalla nostra associazione. Si tratta ora di capire quali ricadute tale importantissima affermazione possa avere in concreto, una volta approvato il provvedimento: ad esempio sulla richiesta di Intesa con lo Stato avanzata dall’UAAR.
5. NOVITÀ IN VISTA PER I FUNERALI CIVILI
Altro positivo risultato ottenuto dall’attivismo UAAR nei confronti delle istituzioni.
La nuova legge sulla cremazione del marzo scorso impone al Ministro della sanità, sentiti i Ministri dell’interno e della giustizia, di modificare il regolamento di polizia mortuaria. Nelle more del provvedimento, l’UAAR (vedi Newsletter numero 13 del 26 dicembre 2001) ha scritto ai Ministri interessati per sollecitare l’approvazione del provvedimento, invitandoli anche a cogliere l’occasione per «decretare l’obbligo di normare, all’interno dei regolamenti comunali di polizia mortuaria, lo svolgimento dei funerali civili (corteo e commemorazione). Abbiamo avuto tristemente modo di constatare come molti Comuni stabiliscano modalità di svolgimento relative, esclusivamente, ai funerali religiosi».
Pare che tale richiesta sia ora in corso di accoglimento, e che le imprese del settore si stiano già attrezzando conseguentemente. Come riporta il quotidiano Repubblica del 21 marzo scorso, infatti, alla recente fiera modenese Tanexpo è stato presentato il prototipo della «casa funeraria», che secondo gli organizzatori si diffonderà velocemente proprio perché è imminente l’approvazione del nuovo regolamento di polizia mortuaria, che introdurrebbe tale possibilità.
In cosa consiste la casa funeraria? In una struttura di almeno 300 mq per l’accoglienza dei congiunti, con una sala del commiato, la camera ardente ed altri spazi per l’attesa ed il ricordo. «Solo su richiesta si potranno mettere simboli religiosi e laici, nel pieno rispetto di idee, religioni, culture e volontà diverse». Marina Sozzi, autrice di «Morte e riti funebri nella società occidentale», intervistata dalla giornalista, afferma che l’iniziativa potrebbe rimpiazzare il tradizionale funerale cattolico «scelto in molti casi per convenzione o per mancanza di una alternativa. Solo il 33,8% degli italiani, infatti, crede in una vita ultraterrena».
«Niente più chiese semivuote o squallidi obitori», conferma fiducioso l’occhiello. Sempre che la potente lobby ecclesiastica, preoccupata delle conseguenze, non fermi per tempo il tutto…