(30 novembre 2002)
- I VESCOVI AMMETTONO LA LEGITTIMITÀ DELLE AZIONI LEGALI UAAR PER LA CANCELLAZIONE DEGLI EFFETTI CIVILI DEL BATTESIMO
- L’UAAR E IL PAPA IN PARLAMENTO
- FLASH: UN MESE DI ATTIVITÀ
1. I VESCOVI AMMETTONO LA LEGITTIMITÀ DELLE AZIONI LEGALI UAAR PER LA CANCELLAZIONE DEGLI EFFETTI CIVILI DEL BATTESIMO
Il 21 novembre si è forse definitivamente conclusa, e positivamente, una delle più importanti iniziative giuridiche promosse dall’UAAR: quella volta a sancire il diritto di ogni singola persona ad uscire dalla Chiesa cattolica e a vedersi confermata tale richiesta.
Avendone scritto più volte in passato, invitiamo tutti i lettori che desiderino ripercorrere la complessa vicenda a consultare http://www.uaar.it/. In questa sede ci limitiamo a ricordare come, nello scorso agosto, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali si sia pronunciata favorevolmente ai ricorsi promossi da alcuni nostri soci contro i loro parroci, i quali si rifiutavano di confermare l’avvenuta annotazione delle volontà dei richiedenti sul registro dei battezzati.
La Conferenza Episcopale dei vescovi italiani, nel corso di una sua riunione a Collevalenza, si è trovata quindi a dover fare buon viso a cattivo gioco, ad ingoiare un «boccone amaro», come è stato testualmente affermato, e a prendere atto di tali pronunciamenti. 250 vescovi hanno così dovuto interessarsi alla questione, dibattendola e redigendo un manuale comportamentale ad uso interno: è sufficiente forse questa semplice osservazione a dare l’idea delle dimensioni raggiunte dall’iniziativa promossa dall’UAAR. L’affermazione del cardinale Ruini, presidente della CEI, che «…per fortuna, i casi sono per ora veramente pochi», non è da intendersi riferita al numero delle richieste di cancellazione degli effetti del battesimo ma, come lo stesso Ruini aveva premesso, a quelle «poche decine di italiani, i quali tuttavia non hanno esitato a rivolgersi agli avvocati e ai tribunali per far valere le loro ragioni»: ovvero a quelle persone «incappate» in parroci refrattari ad accogliere la richiesta, che si sono visti costretti a presentare il ricorso presso il Garante. L’urgenza di dover «informare i parroci su come affrontare eventuali richieste in questo senso, e tutelarsi da possibili azioni giudiziarie», promosse dall’UAAR, è stata quindi la ragione che ha spinto la CEI a deliberare sull’argomento.
Il documento approvato è stato tempestivamente diffuso agli organi di stampa, che ne hanno dato un ampio risalto pur riproponendo l’oramai usuale confusione (voluta?) fra l’iniziativa giuridica UAAR e l’Associazione dello Sbattezzo. Tale documento non fa altro che recepire l’iter stabilito dalla legge e dalla giurisprudenza italiana: è stata solo aggiunta la prassi, interna, che il parroco chieda l´autorizzazione, tramite decreto, al proprio vescovo per poter procedere. Anche se ciò comporterà il probabile mancato rispetto dei termini di legge previsti (che concedono solo cinque giorni per rispondere), l’introduzione di tale prassi, che ai nostri occhi è vista come la necessità di dover monitorare il fenomeno, è un segno dell’importanza che viene data anche a ogni singola richiesta di non voler più far parte della Chiesa cattolica, che deve spingere quindi tutti gli atei e gli agnostici che non avessero ancora provveduto a farlo quanto prima.
2. L’UAAR E IL PAPA IN PARLAMENTO
L’evento del mese di novembre è stato sicuramente la visita di Karol Wojtyla in Parlamento, riunito in seduta comune nonostante l’articolo 55 della Costituzione: mai si era vista una tale (interessata) convergenza di elogi verso una singola persona. I consensi verso il discorso papale, probabilmente neanche ascoltato e valutato per i suoi contenuti intransigenti, sono venuti dalla gran parte dei mass media e dei parlamentari (sia di destra e di sinistra).
L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti si è trovata così a dover sostenere l’insostenibilità di un simile avvenimento in compagnia di poche altre voci (mass media e parlamentari, anch’essi sia di destra che di sinistra): non per «paura del papa», come pure è stato scritto da alcuni organi di stampa, ma per la preoccupata sensazione che la maggior parte dei parlamentari, oramai incapace di comportamenti coerenti e dedita esclusivamente alla ricerca di sostegni elettorali (non considerando che è materialmente impossibile, in un sistema maggioritario, che la Chiesa cattolica appoggi effettivamente tutti), sia disposta per salvaguardare il proprio «posto» ad accettare le richieste, anche le più intransigenti, formulate dalle gerarchie vaticane.
Nonostante la sproporzione delle forze in campo, l’UAAR si è sentita in dovere di ribadire alcuni punti fermi i nome della laicità dello Stato. Una lettera aperta è stata così indirizzata ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, al Presidente della Repubblica e al Presidente della Corte Costituzionale. Nel testo è stato riaffermata la fondamentale tesi che «I nove-dieci milioni di cittadini italiani che non professano nessuna religione non condividono questa acritica deferenza che sorvola su posizioni inaccettabili della Chiesa cattolica sul controllo delle nascite, sulla sessualità, sulla ricerca scientifica e sul rispetto dei diritti delle donne, dei gay e degli atei». L’omaggio «non rientra nei doveri che lo Stato si è assunto con i patti lateranensi. Rappresenta, invece, una grave discriminazione nei confronti delle altre confessioni religiose e dell’organizzazione degli atei e agnostici, in base al principio di uguaglianza stabilito dall’articolo 7 della Costituzione. Purtroppo, alcuni rappresentanti delle istituzioni repubblicane si comportano come se in Italia esistesse una confessione religiosa ufficiale dello Stato. Il Capo della Chiesa cattolica è venuto a raccogliere quell’omaggio che non contraccambia quando attacca tenacemente alcune leggi che in quell’aula sono state approvate ed hanno permesso all’Italia di raggiungere gli altri paesi civili dell’Europa, per esempio la legge sul divorzio e la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza e, in dispregio da quanto previsto dalla nostra Costituzione, ribadisce il concetto di parità fra scuola pubblica e scuola privata». Solidarietà è stata espressa «a quei parlamentari che non hanno partecipato all’evento mediatico e che hanno inteso difendere, così, la laicità dello Stato e la dignità e l’indipendenza delle Istituzioni repubblicane».
Per dissentire pubblicamente dalla visita, l’UAAR ha deciso di organizzare a Roma una «Passeggiata di protesta in difesa della laicità dello Stato italiano e delle sue Istituzioni». Domenica 17 novembre l’UAAR ha così manifestato lungo un percorso strategico, per consentire al segretario nazionale Villella di consegnare la lettera aperta ai destinatari sopracitati. Un piccolo contributo per mantenere vivo un grande principio.
3. FLASH: UN MESE DI ATTIVITÀ
1/11/2002. Il Segretario nazionale UAAR Giorgio Villella è stato intervistato nel corso della trasmissione RAI - GR Parlamento a proposito della nuova legge sulla libertà religiosa, per la quale una nostra delegazione è stata già chiamata in Parlamento per un’audizione il 22 ottobre scorso. 8/11/2002. Il Circolo veronese dell’UAAR invia a qualche centinaia di avvocati e ai docenti giuristi della locale università una lettera, all’interno della quale si ribadisce che l’azione del Consiglio dell’Ordine deve ispirarsi ai principi costituzionali dell’imparzialità e della non discriminazione dei propri iscritti. 13/11/2002. Due classi dell’ITIS di Foligno, a Roma per visitare i luoghi della cristianità, dell’islam e dell’ebraismo, hanno chiesto e ottenuto un incontro con l’UAAR per poter conoscere anche il punto di vista di chi ha una visione del mondo diversa da quella religiosa. 17/11/2002. Per esprimere dissenso circa la visita di Giovanni Paolo II al Parlamento italiano l’UAAR ha organizzato una «passeggiata per la laicità», con partenza davanti al palazzo del Senato. 26/11/2002. Il Circolo UAAR di Firenze ha organizzato la presentazione del libro La piovra vaticana di Pippo Gurrieri.