La campagna di bonifica statistica è stata lanciata negli anni Novanta dall’UAAR per contrastare la pretesa cattolica di rappresentare il 98% degli italiani. Si concretizzò nell’invito rivolto a soci e simpatizzati a inviare alle parrocchie una richiesta di “sbattezzo”: in assenza d’una formalizzazione del proprio abbandono della fede cattolica, infatti, l’equivalenza “battezzato” = “cattolico” faceva automaticamente salire il numero dei credenti. L’UAAR, impostando in tal modo la propria campagna, dava per scontato che, come qualsiasi ufficio anagrafe, il dato dei fedeli di ogni parrocchia venisse aumentato dei battesimi e diminuito dei funerali.
Tuttavia, una verifica puntuale sui dati pubblicati all’interno degli Annuari Pontifici (stampato in Vaticano) ha dimostrato che le statistiche cattoliche sono assolutamente inattendibili anche sotto questo punto di vista, tanto da lasciare perplessi sull’opportunità di considerare tali dati anche solo come semplici stime. Ciononostante, il cosiddetto “sbattezzo” ha trovato altre motivazioni, che variano da persona a persona: dall’esigenza di essere coerenti al bisogno di manifestare pubblicamente un’identità non cattolica, dalla volontà di sottrarsi alle conseguenze civili dell’appartenenza alla Chiesa al bisogno di scongiurare l’eventualità che vengano impartiti riti religiosi in momenti in cui non si è più in condizione di opporsi. Non si tratta affatto di stimoli marginali, tant’è che il numero di “sbattezzati” è considerevolmente aumentato nel tempo.
Il problema d’una corretta rappresentazione del numero di credenti e non credenti però rimane. I risultati delle più recenti inchieste sociologiche, pur non collimanti fra loro, attestano che la percentuale di italiani che si dichiara cattolica si colloca fra il 75 e l’87 per cento: almeno 9 punti, quindi, al di sotto della quota vantata dal Vaticano (95,64% al 31/12/2008). Ma è quest’ultimo dato a essere ripreso dai mezzi di informazione. E nell’opinione pubblica continua a essere diffusa l’opinione che la quasi totalità degli italiani sia cattolica.
Era ed è dunque necessario trovare nuove strade per combattere questa tendenza. L’UAAR ne ha individuate tre:
- Rendere noto a tutti che il numero di “sbattezzati” è in costante aumento. Le modalità con cui si accede a questa pratica, se da un lato ne favoriscono la diffusione, dall’altro impediscono di conoscerne la cifra esatta: l’UAAR stima in diverse migliaia le persone che hanno formalmente abbandonato la Chiesa cattolica, e lo fa basandosi sul numero di moduli scaricati dal proprio sito (nel 2010 sono stati oltre 40.000). Diversi quotidiani, periodici e televisioni (anche all’estero) hanno già dato conto del diffondersi di questo piccolo fenomeno di costume, che ha trovato consacrazione nella pubblicazione di due libri, Uscire dal gregge di Raffaele Carcano e Adele Orioli e Quasi Quasi mi sbattezzo di Alessandro Lise e Alberto Talami. Nel 2010 l’UAAR ha, a tal proposito, lanciato il sito Sbattezzo Counter, dove è possibile caricare e condividere la risposta ricevuta dalla propria parrocchia.
- Chiarire, soprattutto agli operatori del mondo dell’informazione, che i dati cattolici sono completamente privi di scientificità (si veda il documento L’inattendibilità delle statistiche cattoliche, di Raffaele Carcano). I primi riscontri sono stati buoni: la ripresa dei dati pubblicati sugli Annuari Pontifici, da parte dei mezzi d’informazione, si è fatta progressivamente più sporadica.
- Intervenire sugli editori di pubblicazioni scolastiche e divulgative che persistono a rappresentare in maniera imprecisa le convinzioni religiose e non religiose dei cittadini italiani. L’UAAR ha già effettuato interventi di questo tipo (ad esempio sulla De Agostini, su Microsoft e su Adnkronos Libri) e invita ovviamente chiunque ne sia a conoscenza a segnalarci altre situazioni dello stesso tipo.