Documento presentato dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti alla Convenzione incaricata di preparare la bozza della Costituzione europea
L’art. 51 della Costituzione europea, reso noto dalla Convenzione, recita:
Articolo 51: Status delle chiese e delle organizzazioni filosofiche non confessionali.
1. L’Unione europea rispetta e non pregiudica lo status previsto nelle legislazioni nazionali per le Chiese e le associazioni o comunità religiose degli stati membri.
2. L’Unione europea rispetta ugualmente lo status delle organizzazioni filosofiche e non confessionali.
3. L’Unione mantiene un dialogo regolare con tali chiese e organizzazioni, riconoscendone l’identità e il contributo specifico.
Lo status delle Chiese e delle associazioni filosofiche e non confessionali va posto in relazione con i principî di uguaglianza democratica («Il funzionamento dell’Unione si fonda sul principio di uguaglianza dei cittadini. Questi godono di una attenzione uguale da parte delle istituzioni dell’Unione»), nonché con i principî di democrazia e dello Stato di diritto enunciati nei primi articoli della Costituzione.
La situazione attuale.
Dieci dei quindici Paesi membri dell’UE hanno un regime di religione di Stato o di concordato con la Chiesa cattolica. L’esistenza stessa di questi regimi rappresenta una menomazione del principio di uguaglianza dei cittadini e una minaccia alla democrazia poiché vengono istituzionalizzati privilegî enormi a favore di entità che, per giunta, non sono state elette dai loro fedeli e non hanno niente di democratico.
Questi regimi sono un lascito della storia. Se non è realistico chiederne l’abolizione immediata, occorre tuttavia impedire che penetrino ulteriormente nella vita pubblica. Con lungimiranza, la Costituzione europea dovrebbe spianare la via al superamento di ogni regime di privilegio, a garanzia di una migliore salvaguardia della coesione sociale.
L’articolo 51. Il 51/1 congela ogni futura evoluzione verso un’armonizzazione in senso laico dello status delle Chiese nell’UE. Il 51/2 consente ai governi che rifiutano di riconoscere l’esistenza delle organizzazioni filosofiche e non confessionali di continuare a farlo in piena legittimità europea. Il 51/3 afferma – senza precisarli – i concetti di “identità” e di “contributo specifico” delle chiese.
Il “contributo specifico” della Chiesa cattolica. «Per la dottrina morale cattolica la laicità intesa come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica - ma non da quella morale - è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa…» (in corsivo nel testo originale: Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, della Congregazione per la dottrina della fede, 24 novembre 2002).
E continua: «Se il cristiano è tenuto ad ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali, egli è ugualmente chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principî etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono negoziabili».
Ogni chiesa si ritiene la detentrice della Verità e mentre è perfettamente legittimo che rivolga il suo messaggio trascendentale ai propri fedeli, è inaccettabile che tale messaggio trovi posto in un documento giuridico-istituzionale quale la Costituzione europea. Se la nostra Costituzione comune riconoscesse che le Chiese, in virtù della loro identità religiosa, hanno un contributo specifico da apportare al processo democratico, ciò equivarrebbe all’ammissione che il Parlamento non è in grado di rappresentare i valori morali cittadini.
Un bene prezioso.
L’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali stabilisce sia la libertà di religione che la libertà di cambiare religione, ma non menziona la libertà di non averne alcuna, mentre varie fonti indicano che fra il 30 e il 50% dei cittadini d’Europa – atei, agnostici, liberi pensatori, indifferenti – non si riconoscono in alcuna religione. Questi cittadini, la cui moralità non ha niente da invidiare a quella dei credenti, sanno che il loro Parlamento è composto trasversalmente di credenti e di non credenti e confidano nell’alchimia parlamentare come garanzia che nessuna singola religione o filosofia prevarrà al momento di votare le leggi. Tale fiducia nelle istituzioni è il bene più prezioso della democrazia.
La laicità indispensabile.
163 membri del Parlamento europeo hanno appena firmato una Proposta di risoluzione per il rispetto dei principî di libertà religiosa e di laicità dello Stato nella futura Costituzione europea dove si ricorda che «i principî di laicità dello Stato, di uguaglianza e di non discriminazione fra i cittadini e quindi fra le varie religioni e chiese, sono alla base della democrazia e dello stato di diritto».
L’articolo 51 calpesta questi principî.
Roma, 7 aprile 2003